KIERKEGAARD

 KIRKEGAARD

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Søren Aabye Kierkegaard è stato un filosofo, teologo e scrittore danese, il cui pensiero è da alcuni studiosi considerato punto di avvio dell'esistenzialismo.


 


Kierkegaard contesta Hegel, sostenendo che l'esistenza è sempre del singolo, e non può essere ricondotta ad alcuna unità sistemica sovraindividuale. Rimprovera agli intellettuali la scarsa coerenza tra parola e azione, mentre ammira Cristo, Socrate e Pascal per la coerenza del loro pensiero e delle loro vite.




Egli individua re stadi o fasi che rappresentano le possibilità esistenziali dell’uomo nel mondo. Essi costituiscono delle alternative inconciliabili, i termini di un’opposizione assoluta e radicale e sono: stadio estetico, stadio etico e stadio religioso.


LA VITA ESTETICA

Essa è propria dell’uomo che vive nell’istante e nella ricerca continua del piacere, rifuggendo da tutto ciò che gli appare noioso, ripetitivo, monotono.

Kierkegaard è convinto però, che la vita estetica sia insufficiente. Chi si dedica solo al piacere disperde la propria personalità nelle mille esperienze che gli si presentano e si trasforma continuamente, passando da una possibilità all’altra. Egli arriva a svuotare il suo essere e a smarrire il significato della sua esistenza, cadendo inevitabilmente nella noia e nella disperazione.


LA VITA ETICA

La vita estetica, consumata all’insegna del piacere e dell’appartamento, conduce alla disperazione. 

Secondo Kierkegaard, per tutti arriva però un momento della verità, in cui ognuno deve gettare la maschera, il momento in cui si deve guardare in faccia alla realtà, in cui si deve scegliere.

Nel momento in cui si avverte lo smarrimento, bisogna prendere posizione, assumersi una responsabilità, compiere il passaggio verso lo stadio etico, del dovere. 

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