BERGSON

 BERGSON

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Henri-Louis Bergson è stato un filosofo francese. La sua opera superò le tradizioni ottocentesche dello Spiritualismo e del Positivismo ed ebbe una forte influenza nei campi della psicologia, della biologia, dell'arte, della letteratura e della teologia. Fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1927.



A Parigi dal 1868 al 1878 Bergson frequentò il liceo Fontaine, ora conosciuto come liceo Condorcet. Nel 1877 vinse un premio per un suo lavoro scientifico e un altro, quando era diciottenne, per la soluzione di un problema matematico che fu pubblicata l'anno seguente negli Annales de Mathématiques. Dopo qualche esitazione sulla sua carriera, se questa dovesse svilupparsi nel campo scientifico o negli studi umanistici, egli decise per la seconda opzione e a diciannove anni conobbe e divenne amico di Pierre Janet ed ebbe come maestro il filosofo Laprune. Qui conseguì il diploma di Licence-ès-Lettres e nel 1881 partecipò al concorso per professore associato per l'insegnamento della filosofia nei licei.

Lo stesso anno ricevette un incarico da insegnante al liceo di Angers, la vecchia capitale dell'Anjou.


MATERIA E MEMORIA 

In Materia e memoria insiste sul valore pratico della scienza; pur permanendo una antitesi fra interiorità ed esteriorità, la coscienza e il mondo sono legati l'una all'altro. Il tentativo notevole di Bergson di andare oltre sia il realismo sia l'idealismo si realizza in una concezione che si richiama espressamente al senso comune: secondo questo l'oggetto conosciuto possiede una sua esistenza ed una sua identità, indipendentemente dal soggetto conoscente, ma nello stesso tempo esiste così come è percepito dal senso comune senza nascondere "qualità occulte". L'oggetto è pertanto definito da Bergson "oggetto pittoresco" e costituisce un qualcosa di diverso sia dalla " rappresentazione" dell'idealista, sia dalla "res" del realista: è quindi un'immagine in sé. Questa immagine in sé è colta nella percezione, che assume una connotazione nuova: non è mera contemplazione, ma selezione. Nella definizione della percezione, come di una forma di coscienza inglobante sia il soggettivo che l'oggettivo, l'immagine si pone poi come saldatura fra la materia e la memoria. L'una si riferisce alla quantità, la seconda, la memoria, alla qualità.

Materia e memoria si articola in quattro capitoli. Nel primo capitolo, Bergson mostra come la percezione pura, isolata dagli apporti della memoria, si riduca a un taglio del tutto teorico sulla realtà, secondo le linee convenzionali della nostra possibilità di azione. A questo punto, Bergson analizza il rapporto concreto fra percezione e memoria, passando in rassegna un'impressionante mole di dati sperimentali. L'interazione fra il dato afferente e la proiezione dei ricordi su di esso si configura come un circuito, in cui il dato viene arricchito di apporti interiori che ne personalizzano la percezione. Alla fine, il criterio pragmatico dell'utilità è responsabile dell'evocazione di un determinato ricordo, che non è mai puro ma è "impregnato" di percezione. Il dualismo fra percezione estensiva e ricordo spirituale si risolve nell'ultimo capitolo in una metafisica dei differenti livelli di realtà, che è la teoria della percezione secondo la contrazione a differenti ritmi di durata dell'universo. Bergson approda dunque ad una concezione vibratoria e ondulatoria della materia in evidente contiguità con gli esiti della fisica del tempo, che viene poi contratta dalla nostra memoria in chiave pragmatica. Un'altra conclusione importante concerne la vita spirituale che trascende i limiti del corpo e quindi, conseguentemente, della percezione e dell'azione, vincolate esse stesse al corpo.


IL RISO

Nel 1901 Félix Alcan pubblicò un lavoro, intitolato Le rire(Il riso), una delle più importanti produzioni minori di Bergson. I principali meccanismi di produzione del comico vi vengono indagati nell'ottica del ritrovamento di tratti meccanici e ripetitivi laddove ci si aspettava grazia, sveltezza e unicità vivente e vitale. Ogni comportamento umano può essere posto in relazione al riso; si ride a fin di bene, per correggere ed educare, ma anche spinti dalla cattiveria, per umiliare e sottomettere. Nel profondo del riso si celano tracce di egoismo, di amaro e di tragico.

Questo trattato sul significato del "comico" era basato su una lezione che aveva tenuto tempo prima nell'Alverina. L'analisi di questo lavoro è essenziale per la comprensione delle opinioni di Bergson sulla vita; notevoli sono i suoi passi a proposito del ruolo dell'artistico nella vita. L'artista riesce ad avere una conoscenza disinteressata di una fetta di realtà proprio in virtù della sua distrazione dalla vita pratica.



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